Simbolo dell’Abruzzo e icona della sua identità è il “Guerriero di Capestrano”, scultura attualmente conservata presso il Museo Archeologico Nazionale d’Abruzzo di Chieti, situato nella bellissima Villa Frigerij.
Ma chi era realmente costui? Probabilmente un guerriero dell’antico popolo italico dei Vestini.
L’Abruzzo preromano era infatti abitato da diversi popoli dislocati nella nostra regione sino all’arrivo dei romani: sulla fascia costiera erano stanziati i Pretuzi al confine con i Piceni, più a sud i Vestini Transmontani, nella valle del Pescara i Marrucini e lungo la costa chietina i Frentani.
A ridosso della Majella tra i fiumi Aventino e il Sangro vi era il popolo dei Carrecini, senza sbocco sul mare. I popoli dell’interno erano i Vestini Cismontani nella conca dell’Aquila, i Peligni nella pianura di Sulmona, gli Equi e i Marsi si dividevano l’alveo del Fucino, i primi a nord-ovest e i secondi a sud-est. Tra L’Aquila e Rieti vi erano i Sabini, mentre a sud dei Marsi, lungo l’alta valle del Sangro, verso il Molise, si trovavano i Pentri.
Questi popoli, che si di distinguevano per la loro bellicosità (gentes fortissimae Italiae), dopo un secolo di valorosa opposizione dovettero cedere all’espansionismo romano che sostanzialmente li assimilò collocandoli nella Regio IV -Sabini et Samnium ad eccezione dei Pretuzi assegnati alla Regio V – Picenum.
Con una visita al Museo Archeologico Nazionale d’Abruzzo di Chieti si possono osservare i reperti di tutte queste popolazioni, per ciascuna delle quali è previsto un settore dedicato.
Oltre al Guerriero di Capestrano, rinvenuto in circostanze fortuite nel 1934 durante le operazioni di dissodamento di un podere per l’appunto nel Comune di Capestrano, quali testimonianze rimangono di queste popolazioni?
Nel 1982 a Pennapiedimonte (CH), piccolo borgo alle falde della Majella, durante i lavori per la realizzazione di un campo da tennis, venne alla luce una necropoli scavata dai Carrecini, ove sono state accertate almeno undici sepolture i cui corredi rituali, composti da vasellame ceramico e ornamenti personali, sono esposti in una Mostra Archeologica allestita presso la Torre Romana del piccolo borgo.
Iuvanum fu una città Romana alle falde della Majella a 972 metri di altitudine. Prima dei Romani però già i Carricini avevano scelto il sito per edificarvi due templi e un teatro. L’area, che si trova nel paese di Montenerodomo (CH) è visitabile gratuitamente ed ha il pregio di avere sul posto un Museo (a pagamento) che descrive i reperti e i resti archeologici. Nel comprensorio sono visibili le mura megalitiche di Pallanum (Tornareccio) e il Parco Archeologico di Trebula (Quadri): le prime sembrano essere erette a difesa di un intero territorio, quello della tribù sannita dei Carricini, dalle incursioni provenienti dal mare, mentre il secondo ospita resti di un templio italico e di un insediamento romano.
Testimonianze delle popolazioni frentane sono invece raccolte all’interno del Museo Archeologico di Palazzo d’Avalos a Vasto (CH) ove sono conservate tre tombe dell'età del ferro ascrivibili ai Frentani, e all’interno del Museo per l’Arte e l’Archeologia del Vastese a San Buono (CH).
La nostra passeggiata archeologica può concludersi tra Abruzzo e Molise. A Schiavi d’Abruzzo (CH) c’è forse il sito archeologico più importante della provincia di Chieti, quello dei Templi Italici. In quest’area si trovano due templi affiancati e disposti parallelamente, differenti tra loro per cronologia, utilizzati dai Sanniti Pentri, la popolazione italica che costruì i templi a partire dal II secolo avanti Cristo.
In Molise a Pietrabbondante (IS) si chiude in bellezza con la testimonianza architettonica più importante della religiosità della nazione dei Samnites Pentri. Il sito è incentrato sul complesso tempio B-teatro ed ha una posizione fortemente scenografica, collocandosi sul versante meridionale di Monte Caraceno/Saraceno a circa mille metri di altitudine. Da qui si ha una ampia visuale sulla Valle del Trigno e sui paesi arroccati che si collocano lungo il suo percorso.